Il boom del turismo religioso


A caccia del sacro vicino casa. Sono i 2 milioni e 300 mila italiani che alle mete internazionali e consolidate del turismo religioso (Lourdes, Fatima, Medjugorje, Santiago de Compostela, Czestochowa) preferiscono i luoghi della devozione popolare d'Italia. Magari più piccoli, meno conosciuti, meno frequentati. Si incamminano per decine di chilometri lungo mulattiere medievali, visitano santuari mariani e fonti di acque considerate miracolose, compiono percorsi notturni di preghiera in sentieri sterrati a imitazione di santi e beati. Fede nascosta in provincia La ricerca del sacro della porta accanto crea il boom del pellegrinaggio "glocal". 

«L'offerta religiosa nazionale può contare su oltre 1.500 santuari, 30 mila chiese, 700 musei diocesani, migliaia di monasteri e conventi», documenta l'Isnart, l'istituto di ricerche turistiche. È la fede nascosta dei pellegrinaggi "minori". Accanto ai più celebri luoghi dello spirito (Loreto, San Giovanni Rotondo, il Santo di Padova, Caravaggio), il sacro cammino include località poco note ma collegate dalla fama secolare di santità. È il fiume carsico della religiosità popolare, sopravvissuta alle tempeste del postconcilio, che non conosce crisi e accomuna un popolo variegato, non facilmente classificabile e soltanto in parte sovrapponibile a quello dei regolari frequentatori delle parrocchie. Un tam tam che unisce, per esempio, il monastero di Sant'Antonio in Polesine o il convento riminese di Santa Croce alle tappe della via Francigena nei mille chilometri dal Gran San Bernardo a Roma. 

«Ai grandi numeri dei classici pellegrinaggi all'estero preferisco, la scoperta di piccoli tesori di spiritualità dove il raccoglimento mi è più semplice e l'incontro con il sacro a portata di mano», spiega Marina Bertolucci, 62 anni, appena rientrata dalla Madonna dello Splendore, il santuario di Giulianova, in provincia di Teramo, dove secondo la tradizione nel 1557 sgorgò una fonte di acqua miracolosa tuttora venerata sotto l'altare maggiore. I coniugi umbri Ubaldo Dolciotti e Silvana Sacchi si incamminano ogni estate in un frammento diverso della Via Lauretana e rendono omaggio ai modelli di santità che sentono più congeniali. 

«Macerata, Tolentino, Camerino, Spello, Colfiorito, Assisi: ogni tappa è una sorpresa - raccontano. Abbiamo iniziato quattro anni fa e per una settimana d'estate percorriamo le orme di San Francesco. Un immenso patrimonio di fede, arte e cultura che non figura nei cataloghi dei tour operator ma riempie il cuore di bellezza e serenità». Come i pellegrini del '500 Bellezza dei paesaggi e dei luoghi, pietre che trasudano storia e spiritualità. Una fede semplice che non dimentica il contatto con un sacro fatto di luoghi da visitare mettendosi in cammino. Lo scrittore Sandro Mancinelli ha raccolto in una guida "Acque miracolose d'Italia" (edizioni Segno) un centinaio di «luoghi toccati dal cielo in cui nei secoli, dalla val d'Aosta alla Sicilia, fonti d'acqua prodigiosa hanno curato ferire del corpo e dello spirito», come la Madonnina di Colere, vicino Bergamo, Nostra Signora del Bosco, nella diocesi di Chiavari, la Visitazione di Casanova Lerrone, in provincia di Savona, il santuario della Foce a Sarno, il Santissimo Rosario di Tagliavia a Monreale. 


La metà dei pellegrini che imbocca le strade minori del pellegrinaggio ha tra i 30 e i 50 anni e viaggia in compagnia del partner o con la famiglia. Gli altri si muovono da soli o con un gruppo di amici. Ha scelto la comitiva una trentina di residenti nei comuni dell'Umbria e delle Marche che la Stampa ha incontrato mentre pianificano la loro staffetta dal Piemonte al Lazio sulle orme degli antichi pellegrini della Via Francigena. «Ogni tratto è una pagina di fede e tradizione - sottolinea Elisabetta Nagliati, impiegata 35enne -. Mi sono indirizzata tra il colle del Monginevro e la riva destra della Dora Baltea per dedicarmi soprattutto al santuario romanico della sacra di San Michele e alla Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso, dove nel Medio Evo trovava ricovero chi per fede si metteva in cammino verso la città eterna». Carla Buratti e Giulia Marzoni, invece, trascorreranno le loro "vacanze spirituali" tra la basilica di Santa Caterina su lago di Bolsena e la Rocca dei Papi di Montefiascone. 

«Nei santuari più affollati non è sempre facile raccogliersi in preghiera e meditare- raccontano -. Noi siamo uscite dalle rotte consuete del turismo religioso e abbiamo calibrato il pellegrinaggio sui nostri interessi culturali e sulle nostre esigenze spirituali».Dello stesso gruppo fanno parte Elisa Franzoni e Milena Chiarotti: sulla Cassia, da Vetralla a Veio, faranno tappa in suggestivi luoghi dello spirito come la chiesa del Piano a Capranica, dove è custodita l'immagine ritenuta miracolosa della Madonna col Bambino e il santuario del Sorbo edificato sei secoli fa dai monaci carmelitani sul luogo di un'apparizione mariana. A far appassionare Attilio Frattesi e Laura Fascioli al "camminar pregando" è stato il pellegrinaggio notturno a piedi che si svolge nella capitale ogni sabato da aprile a ottobre. In cammino di notte Un altro appuntamento romano ormai divenuto tradizionale. Partenza a mezzanotte da Porta Capena e arrivo dopo cinque ore al Divino Amore. 

Attraverso l'Appia Antica, l'Ardeatina e le catacombe di San Callisto, il viaggio nel cuore cristiano di Roma approda al santuario a Castel di Leva. In modo analogo tra recita dei Misteri, atto di consacrazione alla Madonna, benedizione con l'acqua lustrale e rinnovo delle promesse battesimali, ogni anno dal 1978, 80mila persone camminano da Macerata a Loreto, l'ultimo sabato dell'anno scolastico. Un fiume ininterrotto di persone cammina tutta la notte, attraversando paesi dove le famiglie del luogo lasciano le loro case aperte e con la luce accesa per permettere di usare il bagno o per trovare un po' di ristoro. 

«È nato come gesto di ringraziamento degli studenti alla Madonna- afferma il vescovo Giancarlo Vecerrica, che ha ideato la marcia -. Si incontrano tanti ragazzi che non frequentano né parrocchie né associazioni o movimenti cattolici. Quest'anno ha partecipato al cammino anche una campionessa di volley russa: "Sono atea ma sono venuta qui per vedere Dio nel volto di chi crede", mi ha confidato. Per intercettare la domanda di senso e di vita, bisogna sentirsi coinvolti». Quindi, aggiunge Vecerrica, «percorrere i sentieri della fede crea senso di appartenenza e aiuta a sconfiggere quella solitudine che contraddice il significato del cristianesimo», così «i pellegrinaggi richiamano sempre più gente anche in luoghi isolati o sconosciuti perché rappresentano un'esperienza di popolo, creano un'unità e permettono a ciascuno di sentirsi coinvolto in un avvenimento, parte di una storia collettiva».

Camminare, raggiungere una meta con un po' di fatica, portare davanti a un'immagine sacra, in un luogo legato a qualche evento miracoloso, le proprie preghiere o le proprie domande, spesso i propri affanni e le proprie preoccupazioni. È un'esperienza che coinvolge tante persone documentando che il senso religioso e il pellegrinaggio non sono affatto scomparsi nella società liquida e secolarizzata. Le linee di Francesco Papa Francesco ha uno sguardo positivo su queste devozioni. Nell'esortazione "Evangelii gaudium", la road map del suo pontificato, scrive: «Nella pietà popolare si può cogliere la modalità in cui la fede ricevuta si è incarnata in una cultura e continua a trasmettersi». 

Si tratta, secondo il Pontefice, di «una vera spiritualità incarnata nella cultura dei semplici. Non è vuota di contenuti, bensì li scopre e li esprime più mediante la via simbolica che con l'uso della ragione strumentale». Ed è «un modo legittimo di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa, e di essere missionari; porta con sé la grazia della missionarietà, dell'uscire da se stessi e dell'essere pellegrini: il camminare insieme verso i santuari e il partecipare ad altre manifestazioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli o invitando altre persone, è in se stesso un atto di evangelizzazione. Non coartiamo né pretendiamo di controllare questa forza missionaria!». 

Francesco aggiunge: «Per capire questa realtà c'è bisogno di avvicinarsi ad essa con lo sguardo del Buon Pastore, che non cerca di giudicare, ma di amare... Penso alla fede salda di quelle madri ai piedi del letto del figlio malato che si afferrano ad un rosario anche se non sanno imbastire le frasi del Credo; o a tanta carica di speranza diffusa con una candela che si accende in un'umile dimora per chiedere aiuto a Maria, o in quegli sguardi di amore profondo a Cristo crocifisso». Parole che suonano come linee guida sulla devozione popolare. 

«Chi ama il santo Popolo fedele di Dio, non può vedere queste azioni unicamente come una ricerca naturale della divinità», spiega Jorge Mario Bergoglio, che la settimana scorsa, dopo l'Angelus, ha salutato a San Pietro «il gruppo di pellegrini che hanno percorso a piedi la Via Francigena da Siena a Roma» e ieri «i membri dell'associazione francese Roulons pour l'Espoir, venuti in bicicletta da Besançon». A giudizio del Pontefice,«nella pietà popolare, come frutto del Vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l'opera dello Spirito Santo. Piuttosto, siamo chiamati ad incoraggiarla e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione che è una realtà mai terminata. Le espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci». cLiturgia, boom ortodosso a Bari La presenza dei fedeli russi a Bari è la più numerosa del mondo ortodosso. «Il pellegrinaggio dalla Russia unisce Oriente e Occidente cristiano», concordano cattolici e ortodossi. Le reliquie di San Nicola sono state da poco riportate a Bari. 

Ricevuto a San Pietroburgo dal patriarca di Mosca, Kirill, l' arcivescovo di Bari, Francesco Cacucci ha presentato la richiesta del sindaco Antonio Decaro e del governatore della Puglia, Michele Emiliano: «È loro desiderio consegnare le chiavi della città di Bari. Ciò significa consegnare il cuore, gli affetti, ad una persona cara». Al Patriarcato di Mosca è anche destinata la Chiesa russa che sorge a Bari. Il Patriarca Kirill si è detto «riconoscente e colpito per ciò che ha ascoltato». 

Bari è il ponte tra «i 2 polmoni della cristianità»,come diceva Karol Wojtryla. E Kirill prega perché la città diventi sempre più «luogo di mediazione». Nel capoluogo pugliese i pellegrini russi celebrano la liturgia nella cappella con l'iconostasi della cripta, all'intero della Basilica di San Nicola. Ai lettori Assieme all'Italia che funziona c'è anche un'Italia che non va. Segnalate tutto ciò su cui a vostro avviso vale la pena di indagare scrivendo a: inchieste@ lastampa.it (Giacomo Galeazzi, Andrea Tornielli - La Stampa)

"Concerti d'Estate" Villadossola, Chiesa di S. Bartolomeo, mercoledì 23 agosto, ore 21.00


"Concerti d'Estate" Villadossola, Chiesa di S. Bartolomeo, mercoledì 23 agosto, ore 21.00

La Cappella Musicale del S. Monte Calvario e i PP. Rosminiani, nell’ambito della stagione concertistica 2017, propongono i “CONCERTI D’ESTATE”
Concerto di S. Bartolomeo
La Corale di Calice con la Camerata Strumentale di S. Quirico a Villadossola, Chiesa di S. Bartolomeo, mercoledì 23 agosto, ore 21.00
Federica Napoletani : soprano
Monica Delfina Morellini: alto
Corale di Calice
Camerata Strumentale di S. Quirico
Anselmo Quartagno: direttore

A. Vivaldi (1678-1741)
Stabat Mater
in fa minore RV 621 per alto solo, archi e organo

F. Schubert (1797-1828)
Salve Regina
in la maggiore Op. 153 per soprano e archi
Missa Brevis
in sol maggiore D167 per soli, coro, archi e organo

W. A. Mozart (1756-1791)
Laudate Dominum
dai Vesperae solemnes del Confessore KV 339
per soprano solo, coro, archi e organo
Ave verum corpus
in re maggiore KV 618, per coro, archi e organo


L’attività concertistica della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario è sostenuta dall’Istituto della Carità – PP. Rosminiani, dalla Riserva Naturale Speciale Regionale del S. Monte Calvario, dall’Assessorato alla Cultura della Città di Domodossola, dalla Parrocchia di Villadossola, con la Fondazione CRT.
La Corale Di Calice è sorta nel 1974 sotto la direzione di d. Aldo Pernat per il servizio liturgico nel Santuario del SS. Crocifisso al Sacro Monte Calvario di Domodossola e nella Parrocchia di Calice. Ha ripristinato, nel 1986, l’antica tradizione del canto delle Sette Parole di Cristo in Croce al termine della solenne Via Crucis del Venerdì Santo. Nel 1989, in collaborazione con alcuni musicisti facenti parte di prestigiose istituzioni musicali sia italiane che straniere, ha dato vita alla Camerata Strumentale di S. Quirico, divenuta nel 2003 Orchestra da camera, e nel 1995 ha ricostituito la Schola Gregoriana del Sacro Monte Calvario con lo scopo di ridare spazio liturgico all’immenso corpus musicale della liturgia cattolica, proponendo, in prima esecuzione moderna, alcuni brani tratti dal Codice di S. Lorenzo di Bognanco (sec. XIII), contenente la sola copia conosciuta della bolla “Transiturus” con la quale, nel 1264, veniva istituita la festa del Corpus Domini. Nel 1197 la voglia di eseguire pagine di musica sacra e profana del periodo rinascimentale e barocco hanno spinto alcuni coristi alla costituzione del gruppo Il Convivio Rinascimentale. Il progetto musicale proposto dai musicisti vuole creare un equilibro tra il rispetto della prassi esecutiva del tempo e l'approccio interpretativo dell'esecutore moderno. Nel 2006, con altri cori locali, ha fondato il Coro Filarmonico del Verbano Cusio Ossola, che ha l'ambizione di portare avanti un discorso musicale che comprenda le tante realtà corali della zona. La Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario deve la sua denominazione all’attività d’insieme, sia liturgica sia concertistica, svolta da questi gruppi al Sacro Monte coinvolgendo un ampio organico di musicisti articolato in diverse formazioni. Tra le più importanti proposte, sono da ricordare l’esecuzione delle Cantate BWV 8, 55, 57, 84, 113, 133, 151 e 153 e la prima Cantata dall'Oratorio di Natale BWV 248 di J. S. Bach, la ricostruzione della celebrazione solenne dei Vespri di Natale, secondo la forma settecentesca del rito di S. Pio V, il Te Deum in re maggiore di M-A. Charpentier, la prima esecuzione moderna dell’opera in tre atti La Dafne, di A. Caldara, Le Sette Parole del Signore in Croce op. 102 di R. Grisoni, il Gloria, Beatus Vir, Magnificat e diverse composizioni da camera di A. Vivaldi, i Vespri Solenni KV 339 e il requiem KV 626 di W. A. Mozart, il Requiem op. 48 di G. Faure e il Te Deum di G. Castellazzi, scritto per l’inaugurazione del Traforo del Sempione. Il Venerdì Santo 2003 ha proposto, in prima assoluta, l’esecuzione delle Sette Parole del Signore in Croce, e nel 2014 la Missa Jubilaris, per i quarant’anni di fondazione della Corale di Calice, appositamente commissionate al compositore ossolano R. Olzer, ottenendo unanimi e importanti consensi di pubblico e di critica. La Cappella Musicale ha inoltre nel suo repertorio musiche di H. Schütz, J. C. Bach, F. Schubert, F. J. Haydn J. G. Rheinberger.

“CONCERTI D’ESTATE” Sotto le stelle nel parco del S. Monte Calvario Domodossola, sabato 19 agosto, ore 21.15

In forma scenica con la “Compagnia Dellozio” Sotto le stelle nel parco del S. Monte Calvario, sabato 19 agosto, ore 21.15 In caso di pioggia lo spettacolo si terrà lunedì 21 agosto, ore 21.15, in Sala Bozzetti
In caso di cattivo tempo sarà rinviato a lunedì 21 agosto; perdurando le avverse condizioni atmosferiche lo spettacolo si terrà nella Sala Bozzetti, sempre lunedì 21 agosto alle 21.15


Il 19 agosto 2017 alle ore 21.15, andrà in scena la prima di “Macbeth”, spettacolo d’esordio della Compagnia Dellozio, prodotto in collaborazione con la Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario di Domodossola, con traduzione e adattamento di Matteo Minetti e regia di Costanza Filaroni. Un’opera prima per una compagnia nata da diplomati della Scuola del Teatro Musicale di Novara e fondata allo scopo di mettere in collegamento varie figure del campo teatrale, artistico e culturale producendo spettacoli di livello professionistico. Uno spettacolo che nella splendida cornice del Sacro Monte Calvario di Domodossola (sito patrimonio UNESCO) e del suo castello, vuole riflettere sul potere, la corruzione, il destino degli uomini chiamati a reggere le sorti delle nazioni e la vendetta. Un testo impegnativo che ha visto un grande lavoro di analisi e costruzione linguistica nella traduzione, con l’obiettivo di farsi a tutti gli effetti testo vivo e contemporaneo anche in chiave poetica. La storia di Macbeth, inizialmente fedele generale del re Duncano, e poi sanguinario usurpatore e dittatore pronto agli omicidi più efferati pur di conservare il potere; il tutto letto in chiave contemporanea ma con riferimenti continui all’universalità della vicenda che potrebbe collocarsi in qualsiasi luogo e in qualsiasi epoca, a qualsiasi livello della società. La compagnia è stata ispirata nella scelta del testo dalla situazione politica attuale a livello internazionale, per la quale gli spunti offerti da Shakespeare sono ancora ricchi di stimoli a un anno di distanza dalla celebrazione del quarto centenario della morte dell’autore. Lo spettacolo è stato prodotto in collaborazione e sotto l’egida della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario di Domodossola, prestigiosa istituzione composta di numerose realtà musicali, operante presso il Sacro Monte, in occasione dell’annuale rassegna “Concerti d’Estate” all’interno della quale si collocherà questo momento prettamente teatrale. Grazie all’organizzazione della Cappella Musicale e di Aedes costruzioni, l’ingresso è gratuito.

Regia Costanza Filaroni
Traduzione e adattamento Matteo Minetti

Cast
Angelo Barone
Virginia Campanella
Matteo Minetti
Massimiliano Perticari
Sara Polvara

L’attività della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario è sostenuta dall’Istituto della Carità – PP. Rosminiani, dalla Riserva Naturale Speciale Regionale del S. Monte Calvario, dall’Assessorato alla Cultura della Città di Domodossola, con la Fondazione CRT.

fonte: comunicato stampa

“Rosminianesimo Filosofico” Pubblicato da Edizioni Mimesis il volume di Samuele Francesco Tadini



Il seme, come immagine della Parola di Dio, ha trovato terreno fertile nel cuore del beato Antonio Rosmini (1797-1855). In esso la Parola ha trovato piena accoglienza perché in totale obbedienza al Vangelo. E questo nonostante la sua vita fosse stata caratterizzata da molteplici difficoltà e ostacoli. In specie dopo la beatificazione del Roveretano avvenuta dieci anni fa a Novara il 18 novembre 2007, sono sorti in Italia e all’estero trascinati dall’entusiasmo - e non è esagerazione - una vera e propria galassia tra centri culturali e pubblicazioni con riferimento al pensiero e alla figura di Rosmini. 

Per avere un’idea della dimensione di un fenomeno prettamente rosminiano, un dato soprattutto che fa impressione, la mole di pubblicazioni concernenti gli studi rosminiani dal 1814 al 2010, stando alla Bibliografia rosminiana prodotta da padre Cirillo Bergamaschi, è di 16294 contributi nazionali ed internazionali, che sommati sempre al periodo 2010 i 2111 tra le varie edizioni delle opere e delle lettere rosminiane ecco superare l’incredibile cifra di 18405. Il che vuol dire arrivare al 2017 e superare le 20 mila pubblicazioni, confronto che potrebbe reggere solamente con imponenti autori come Platone o Sant’Agostino. «L’ampiezza dell’opera di Rosmini e della bibliografia che lo riguarda sono, a mia conoscenza, un evento culturale unico in assoluto», afferma Pier Paolo Ottonello. 

Ora per evitare derive poche lusinghiere, sviamenti o storture inopportune riguardante la figura del beato Rosmini è stato dato il via (era in cantiere da qualche anno) alla pubblicazione dell’annuario Rosminianesimo Filosofico, a cura di Samuele Francesco Tadini, edito dall’Edizione Mimesis, nella collana La nuova rosminiana. È una vera e propria mappatura mondiale di tutte le interpretazioni date al pensiero rosminiano nella storia del rosminianesimo. Si comincia con Inghilterra, Messico, Spagna e Russia. «Rosminianesimo filosofico - spiega la redazione composta da Samuele Tadini, Ludovico Gadaleta e Jacob Buganza - costituisce un autentico osservatorio di natura storico-teoretico, grazie al quale vengono mappate tutte le interpretazioni del pensiero rosminiano». 

In totale il volume è suddiviso in tre sezioni, «dedicate rispettivamente alla storia del rosminianesimo filosofico, al confronto del pensiero rosminiano con i pensatori d’ogni tempo, e alle recensioni inerenti i volumi di area rosminiana, i quali, nel corso del tempo, hanno contribuito a generare filoni teoretici diversificati alla luce di un comune riferimento alla teoresi rosminiana». 

I contributi del primo volume 2016 sono stati realizzati nella sezione I da: Samuele Tadini coordinatore e curatore di Rosminianesimo filosofico (Il rosminianesimo in Gran Bretagna nel XIX secolo); Ludovico Gadaleta, direttore della biblioteca del Centro Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa (“Il cibo del mio intelletto”: William Seth Agar pioniere del rosminianesimo inglese); Jacob Buganza, docente di filosofia morale presso l’Università Veracruzana in Messico (El rosminianismo en Mexico, prima parte); Alessandro F. Sivak, già docente di Storia della filosofia russa all’Università di San Pietroburgo (Λόγος contro Ratio ovvero Antonio Rosmini nella filosofia russa. Vladimir Ern e la sua interpretazione del pensiero rosminiano). 

La sezione II è a cura di: Inge-Bert Täljedal, emerito ed ex Rettore dell’Università di Umeå in Svezia (Reid, Rosmini, Mill, and Kripke on proper names); Margherita Giua, insegnante e avvocato (“Capacità del desiderio umano” e “Capabilities” nella filosofia della politica ed economia. Breve studio su A. Rosmini e A. Sen, prima parte); Fernando Bellelli, collaboratore presso il dipartimento di educazione e scienze umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia (Rosmini e l’Epistemologia delle scienze sperimentali e umane. Rileggere Stoppani con Tanzella-Nitti). Infine la sezione III con Stefania Zanardi, collaboratrice presso il dipartimento di filosofia dell’Università di Genova (Analisi di un’opera “Classica” dedicata al giovane Rosmini. Luigi Bulferetti, Antonio Rosmini nella Restaurazione). 

L’avvio di questo progetto arduo e complesso è stato possibile «grazie al munifico sostegno finanziario della parrocchia Santa Maria Nascente e San Giorgio di Bodio Lomnago in ricordo dell’amico Francesco Piero Macchi, che ha fatto del lavoro una cultura dei rapporti umani che ci richiama la carità del beato Antonio Rosmini. E naturalmente in pieno concerto con il dottor Lorenzo Airoldi, che si è creata una redazione stabile, nel contesto del Rosmini Institute (con sede a Varese, ndr)», spiega Tadini.  

Uno dei pregi nel pubblicare Rosminianesimo filosofico (la più importante pubblicazione in ambito rosminiano del 2017), indipendentemente dalle sue connotazioni o categorizzazioni offerte dai termini “filosofico” o “teologico”, sarà quello di suscitare l’interesse di filosofi, teologi, e uomini di cultura (un esempio su tutti pensiamo a Eugenio Scalfari) ben al di là dei confini puramente geografici dell’Italia e dell’Europa. Perché come riconobbe Thomas Davidson il traghettatore di Rosmini negli Stati Uniti le intuizioni e riflessioni di Rosmini diventano a questo punto “esportabili”. L’auspicio è che si possa inaugurare, pertanto, una nuova stagione culturale nel mondo e nella Chiesa, l’unica realtà oggi capace di suscitare un autentico pensare (e ciò accade quando si tengono fuori logiche mondane di affarismi) dopo il palese fallimento di una cultura moderna e contemporanea che ha fatto della ragione e della fede un amico da controllare e un nemico da abbattere. 

Rosminianesimo Filosofico - Anno I (A cura di Samuele Francesco Tadini, edito dall’Edizione Mimesis, nella collana La nuova rosminiana - 2017, pp. 415, euro 28.00)

Concerti d'Estate 2017 Sala Bozzetti al S. Monte Calvario, venerdì 11 agosto, ore 21.00

La Cappella Musicale del S. Monte Calvario e i PP. Rosminiani, nell’ambito della stagione concertistica 2017, propongono i 
“CONCERTI D’ESTATE”

Ada Bracchi: pianoforte, Giuseppe Magliocca: clarinetto

In programma musiche di Franz Xavier Mozart, Pëtr Il'ič Čajkovskij,

Felix Mendelssohn, Franz Liszt, Anton Rubinstein, George Bizet e Pietro Mascagni


Il prestigio e la fama che godono Ada Bracchi e Giuseppe Magliocca travalicano i confini nazionali per estendersi in Europa. Le sonorità, ora vellutate, ora taglienti, del clarinetto di Giuseppe Magliocca penetrano nell’animo di chi ascolta creando un’emozione ogni volta diversa e struggente; il suo timbro è delicato e poetico ed evoca acquarelli legati a squarci tipicamente romantici; il suo virtuosismo, mai gelido o di maniera, si avventura attraverso percorsi che destano ammirazione ed entusiasmo…….. Il pianismo di Ada Bracchi è tra i più efficaci e significativi nella vita musicale italiana dei nostri giorni. Gesto nobile e fraseggio elegante costituiscono delle peculiarità costanti nell’approccio interpretativo dell’artista romana. È in grado di dominare sapientemente un repertorio vastissimo che partendo dal Barocco giunge fino al Novecento………… La perfetta simbiosi creata dai due eccellenti interpreti non poteva che tradursi in una lettura del tutto innovativa ed originale delle partiture eseguite: ricerca analitica, gusto raffinato e perfetta intesa elettiva sono elementi pregiati che scaturiscono dalla brillante musicalità di Giuseppe Magliocca e Ada Bracchi.
Albino Taggeo: compositore e critico musicale



L’attività concertistica della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario è sostenuta dall’Istituto della Carità – PP. Rosminiani, dalla Riserva Naturale Speciale Regionale del S. Monte Calvario, dall’Assessorato alla Cultura della Città di Domodossola, con la Fondazione CRT.
fonte: comunicato stampa