La sfida tra talenti internazionali arricchisce l’Ossola guitar festival. la finale, organizzata nella sala Bozzetti del Sacro monte Calvario



Un concorso di richiamo internazionale e un montepremi di 8 mila euro, ma con una ricaduta locale in termini di visibilità per il territorio. Questi sono i presupposti della collaborazione tra il Festival chitarristico della valle Ossola e la neonata Fondazione «Paola Ruminelli» (che ha come braccio operativo la già esistente associazione «Mario Ruminelli»). 

I chitarristi che si occupano di musica da camera interessati a partecipare al concorso avranno tempo fino a maggio per iscriversi alle selezioni eliminatorie che si svolgeranno tramite Youtube. Domodossola ospiterà poi una semifinale a porte chiuse con una giuria in parte composta da professionisti presenti nel cartellone del festival e altri nomi importanti del panorama musicale; mentre la finale, organizzata nella sala Bozzetti del Sacro monte Calvario, verrà inserita tra le tappe della rassegna itinerante estiva. Il vincitore si aggiudicherà un premio di 4 mila euro; 2.500 saranno al secondo classificato e il terzo ne riceverà 1.500. 

«Sono somme importanti che, aggiunte ai successi ottenuti dal Festival in questi vent’anni, ci permettono di avere un’ottima visibilità a livello internazionale - commenta il direttore artistico Salvatore Seminara -. Paola Ruminelli aveva già preso contatti con Artexe, l’associazione organizzatrice del Festival, e teneva al progetto. Tante saranno le novità in programma quest’anno a cui stiamo lavorando con grande impegno e che presto comunicheremo». Tutte le informazioni sui concorsi possono trovare consultando il sito www.ossolaguitarfestival.com.
tratto da lastampa.it

Gli incontri tra Manzoni e Rosmini


È nel 1860 che Manzoni riceve le visite di Cavour e Garibaldi; nel 1861, nominato senatore, partecipa alla seduta del Senato in cui si proclama Roma capitale d'Italia. Nato il 7 marzo del 1785, Manzoni muore a Milano il 22 maggio del 1873.

Fu soprattutto con il suo romanzo I promessi sposi che Manzoni esercitò un'influenza di prim'ordine sulla più ampia opinione pubblica italiana, tanto da venir considerato come l'iniziatore del liberalismo cattolico italiano (G. Candeloro). Liberale cattolico per la ragione che, a suo avviso, l'unico criterio valido per interpretare eventi storici e situazioni politiche sta nel bene e nel male dei singoli individui la cui vita si è intrecciata e si è svolta in precise situazioni e in concreti eventi storici. Interpretazioni deterministiche della storia umana, l'affidarsi alla ragion di Stato, l'esaltazione dei geni politici e della guerra, la sostituzione del principe con principî dogmatici dalle conseguenze cariche di sofferenze, la giustificazione utopistica di sacrifici certi della generazione presente in nome dell'ipotetico bene della generazione futura, sono concezioni e prospettive che Manzoni rifiuta. «Quel che ci interessa nel Manzoni, per capire il lato liberale del suo cattolicesimo, è l'interpretazione che dà, nelle Osservazioni sulla morale cattolica, del 1819, dei fondamenti interiori dell'obbedienza all'autorità della Chiesa. È sempre il dictamen interiore della coscienza che deve portare il credente ad accettare la legge cristiana che, d'altra parte, si inserisce nell'ordine della grazia e della carità» (A. Passerin d'Entrèves).

Il fulcro della concezione morale e della prospettiva politica del Manzoni è la persona libera e responsabile, illuminata e fortificata dalla fede nella Provvidenza. Quella fede che, come leggiamo nel cap. VII delle Osservazioni sulla morale cattolica, ha accompagnato i martiri cristiani i quali, come Ignazio di Antiochia o i cristiani di cui si parla nella lettera di Plinio a Traiano, ebbero il coraggio di opporsi al potere assoluto dell'imperatore romano, di dissacrarlo e relativizzarlo in nome del Dio trascendente: Káysar non è Kýrios. È ben vero che la cristianità nel corso della storia ha offerto esempi di crudeltà commesse con il pretesto della religione, senonché precisa Manzoni «si può sempre asserire che coloro i quali le hanno commesse, furono infedeli alla legge che professavano; che questa li condanna. Nelle persecuzioni gentilesche, invece, nulla può essere attribuito a inconseguenza dei persecutori, a infedeltà alla loro religione, perché questa non aveva fatto nulla per tenerli lontani da ciò». La verità è che «l'idea della moralità, quale l'ha rivelata il Vangelo, è tale che nessun sistema di morale venuto dopo non ha potuto lasciar di prenderne qualcosa». È un'etica, quella cristiana, che come leggiamo nella Storia della colonna infame respinge la resa ai fatti: giustificare un'azione ingiusta o «fatti atroci dell'uomo contro l'uomo» come «effetto dei tempi o delle circostanze non è una scusa, ma una colpa».

La morale del Vangelo ci libera dall'idolatria e dal servilismo nei confronti del potere. In fondo, «ogni potere ingiusto, per far male agli uomini, ha bisogno di cooperatori che rinuncino ad obbedire alla legge divina, e quindi l'inesecuzione di essa è la condizione più essenziale perché esso possa agire». Ma questo non deve far dimenticare «la lunga successione di cristiani coraggiosi che seppero non solo astenersi dalla adulazione, ma dire il vero con pericolo». Contrario al principe assoluto, il cristiano ha da essere critico anche nei confronti della presunta assolutezza di principî e prospettive politiche assolutiste. Robespierre, scrive Manzoni in Dell'invenzione, era un uomo senza interessi privati, noncurante della ricchezza e dei piaceri, e di costumi sobri; ma egli aveva imparato da Rousseau che l'uomo nasce buono e che le istituzioni sarebbero l'unico ostacolo a uno stato perfetto della società; da qui la sua decisione «di levare di mezzo» tutti quegli uomini che si opponevano alla riconquista della felicità sulla faccia della Terra. Una irragionevole idea, dunque, «potè far perdere l'orrore della carneficina a un uomo, il quale, nulla indica che n'avesse l'abominevole genio».

La libertà vera, afferma Manzoni, è «quella che consiste nell'essere il cittadino, per mezzo di giuste leggi e di stabili istituzioni, assicurato, e contro violenze private, e contro ordini tirannici del potere, e nell'essere il potere stesso immune dal predominio di società oligarchiche, e non sopraffatto dalla pressura di turbe, sia avventizie, sia assoldate: tirannia e servitù del potere, che furono, a vicenda, e qualche volta insieme, i due modi dell'oppressione esercitata in Francia ne' vari momenti di quella Rivoluzione; uno in maschera di autorità legale, l'altro in maschera di volontà popolare».

Contrario a quanti nella religione vedono un instrumentum regni, e ugualmente avverso a quel cattolicesimo politico che pretende di fare dello Stato un instrumentum religionis, Manzoni seppe coerentemente unire la sua cattolicità con la sua laicità. È del 28 febbraio 1843 una lettera a Rosmini in cui si dichiara «laico in tutti i sensi». Egli, scrive Passerin d'Entrèves, «riesce a provare che la fede, il coraggio, la resistenza degli umili alla sofferenza sostengono questa civiltà vacillante e scossa da tante debolezze e dalla corruzione, che minano anche le grandi istituzioni maestre, lo Stato e la Chiesa. Prova anche che l'uomo non è nato libero, come suggeriva Rousseau, ma che deve conquistarsi la libertà fra tutte le contraddizioni della storia e della società, con uno sforzo che impegna ogni individuo, fino a coloro che i filosofi umanitari avevano stimato insignificanti. Questo è il lato democratico della inchiesta che Manzoni ha condotto, su un campo appartenente alla storia, malgrado il suo carattere apparentemente letterario, e questo è il messaggio che egli ha trasmesso a quei cattolici liberali, e anche a quei democratici che hanno cercato, dopo di lui, di costruire in Italia uno Stato laico lottando contro il temporalismo della Chiesa, ma pure contro gli eccessi di un anticlericalismo rancoroso e sterile».

Vivere il Triduo Pasquale nel silenzio e nel ritiro del Sacro Monte di Domodossola Settimana Santa 2017


9 aprile: DOMENICA DELLE PALME
h. 9.30 S. Messa con benedizione degli ulivi alla Grotta di Lourdes, processione e canto del Passio
h. 15.00 Via Crucis della Parrocchia di Calice con partenza dalla Prima Cappella
h. 16.30 S. Messa con benedizione degli ulivi

10 aprile: LUNEDI' SANTO
Sacra Rappresentazione della Passione curata dai ragazzi e dai giovani dell'Istituto Antonio Rosmini di Domodossola (ORARIO DA DEFINIRE)
13 aprile: GIOVEDI’ SANTO
h. 18.00 S. MESSA DELL’ULTIMA CENA E LAVANDA DEI PIEDI. SEGUE RIPOSIZIONE DEL SS.MO SACRAMENTO NELL’ALTARE DELL’ADORAZIONE E ADORAZIONE EUCARISTICA;
h. 21.00 ADORAZIONE COMUNE E COMPIETA;
LA CAPPELLA DELL’ADORAZIONE (ORATORIO DELLA MADONNA ADDOLORATA, RIMANE APERTA, IN FORMA SOLENNE FINO ALLA MEZZANOTTE;

14 aprile: VENERDI’ SANTO
h. 8.00 LODI MATTUTINE - h. 9.30 UFFICIO DELLE LETTURE E MEDITAZIONE - h. 12.10 ESAME DI COSCIENZA, ORA MEDIA E “PATER”;
h. 15.00 CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE E CANTO DEL “PASSIO”;
h. 20.30 SOLENNE “VIA CRUCIS” LUNGO LA “VIA REGIA” CON PARTENZA DALLA PRIMA CAPPELLA AI PIEDI DEL CALVARIO;
SEGUE IL CANTO DELLE “ULTIME SETTE PAROLE DI GESU’ SULLA CROCE”, LA BENEDIZIONE E IL BACIO DELLA RELIQUIA DELLA SANTA CROCE.

15 aprile: SABATO SANTO
h. 8.00 LODI MATTUTINE - h. 9.30 UFFICIO DELLE LETTURE E MEDITAZIONE - h. 12.10 ESAME DI COSCIENZA, ORA MEDIA E “PATER”;
h. 22.00 SOLENNE VEGLIA PASQUALE DI RISURREZIONE.

16 aprile: DOMENICA DI PASQUA 
Le Sante Messe seguono orario festivo:
h. 9.30 SANTA MESSA;
h. 16.45 ADORAZIONE EUCARISTICA, VESPRO E BENEDIZIONE.
h. 17.30 SANTA MESSA.

17 aprile: LUNEDI’ TRA L’OTTAVA DI PASQUA (detto “dell’Angelo”)
h. 9.30 SANTA MESSA.
Le liturgie saranno animate dalla Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario: Schola Gregoriana, Convivium Musicum dei Polifonisti del Sacro Monte.

Predicherà il triduo p. Pierluigi Giroli i.c.

È possibile iscriversi per tutto o parte del Triduo con possibilità di pernottamento, vitto e alloggio, nonché di partecipazione alle liturgie e alle meditazioni. È anche possibile anticipare o prolungare la permanenza al di fuori dei giorni del Triduo Pasquale. Durante il Triduo si raccomanda di mantenere un clima di silenzio e di raccoglimento.

I santi del 09 Marzo 2017


Santa FRANCESCA ROMANA   Religiosa - Memoria Facoltativa
Roma, 1384 – 9 marzo 1440
Nacque a Roma nel 1384. Cresciuta negli agi di una nobile e ricca famiglia, coltivò nel suo animo l'ideale della vita monastica, ma non poté sottrarsi alla scelta che...
www.santiebeati.it/dettaglio/26350
San DOMENICO SAVIO   Adolescente
Riva di Chieri, Torino, 2 aprile 1842 - Mondonio, Asti, 9 marzo 1857
Ancora bambino decise quale sarebbe stato il suo progetto di vita: vivere da vero cristiano. Tale desiderio venne accentuato dall’ascolto di una predica di don Bosco, dopo la...
www.santiebeati.it/dettaglio/32300
Santa CATERINA (VIGRI) DA BOLOGNA   Vergine
Bologna, 8 settembre 1413 - ivi, 9 marzo 1463
Nata a Bologna l'8 settembre 1413 dal ferrarese Giovanni de' Vigri e Benvenuta Mammolini, Caterina viene educata alla corte Estense, che in quel tempo toccava l'apogeo del suo sple...
www.santiebeati.it/dettaglio/31550
San PACIANO DI BARCELLONA   Vescovo
m. 390
Governò la diocesi di Barcellona, in Spagna, difendendo la Fede. Egli affermava che il suo nome era Cristiano e Cattolico il suo cognome.
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Santi PIETRO CH’OE HYONG E GIOVANNI BATTISTA CHON CHANG-UN   Martiri
† Nei-Ko-Ri, Corea del Sud, 9 marzo 1866
I laici Pietro Ch’oe Hyong (nato a Gongju nel 1814) e Giovanni Battista Chong-Chang-Un (nato a Seoul nel 1811) condussero i genitori al battesimo e stamparono libri religiosi. Per ...
www.santiebeati.it/dettaglio/44360
Santi QUARANTA MARTIRI DI SEBASTE   
Sebaste (Armenia), † 320
www.santiebeati.it/dettaglio/92258
San BRUNONE BONIFACIO DI QUERFURT   Vescovo camaldolese, martire
Querfurt (Sassonia), 974 – Moravia Orientale, 9 marzo 1009
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San VITALE DI CASTRONUOVO   Asceta
Castronovo di Sicilia, inizi del X sec. – Rapolla, 994
www.santiebeati.it/dettaglio/91056
Beato ANTONIO ZOGAJ   Sacerdote e martire
Kthellë, Albania, 26 luglio 1908 – Durazzo, Albania, 9 marzo 1948
Don Anton Zogaj, della diocesi di Durazzo, era segretario dell’arcivescovo monsignor Vinçenc Prennushi quando, nel 1945, venne arrestato. Fu ucciso mediante fucilazion...
www.santiebeati.it/dettaglio/97021


Della natura costituzionale della società civile

Pubblicata l’edizione nazionale e critica del volume del beato Rosmini a cura di Ludovico Maria Gadaleta. Un'opera di disarmante attualità
I partiti politici sono gli artefici del più grande diaframma dall’Unità d’Italia ad oggi. Disgusto e riluttanza è la percezione più diffusa in questo tempo nell’italico paese, nei confronti della classe politica «il verme che corrode la società», ammonisce il filosofo Antonio Rosmini (1797-1855). La scissione tra gente e rappresentanti della politica ha raggiunto oramai livelli inimmaginabili. Da decenni la partitocrazia dei professionisti, vive della politica e non per la politica per parafrasare Max Weber (1864-1920) - impegnata nelle infinite diatribe interne - sorda al cambiamento e rinnovamento dei cittadini si è rifiutata di capire le esigenze della società civile.  

Ora, una importante bussola, capace di ricondurre gli uomini nell’alveo di una politica che si occupi delle persone, è offerta dalla recente pubblicazione per l’edizione nazionale e critica dell’opera del beato Rosmini a cura di Ludovico Maria Gadaleta intitolata Della natura costituzionale della società civile  (Città Nuova, vol. 34, pp. 459, euro 58,00). Opera giovanile di Rosmini è uscita postuma nel 1877, di disarmante attualità, fu composta «nel 1827 in Milano, cercando che la verità e quell’assestamento della società civile che riuscisse più conforme alla giustizia e adducesse la prosperità civile» (p. 74). L’opera, rientrante in un disegno di opera di filosofia politica, consta oltre all’introduzione del curatore Gadaleta (neo bibliotecario della prestigiosa biblioteca del Centro internazionale di studi rosminiani, succede a Cirillo Bergamaschi ndr), dell’introduzione del Roveretano, e di quattro libri (solo i primi due furono completati): il Tribunale politico; il Potere legislativo; la Magistratura e la Magna Charta più le Appendici.  

L’opera Della natura costituzionale della società civile è scandita nell’analisi dei tribunali e del potere legislativo volti a tutelare le persone dalle prepotenze dei governanti di turno (purtroppo oggi gli italiani sul piano della burocrazia, tassazione e malcostume politico ne sanno qualcosa). Il problema per Rosmini adùnque è cercare qual sia la costituzione naturale della società civile e così eliminare dalla «società» ogni forma di dispotismo a contrasto del vetusto vizio dei partiti imparentati con Proteo. «Il fine della società non è altro che quello di regolare la modalità di tutti i diritti dei cittadini, acciocché si collidano fra loro il meno possibile, siano tutelati, e sviluppati. […] Di che risulta che la società naturale, che noi andiam ricercando debba avere due qualità, essere giusta, ed essere regolare», «queste due qualità della società naturale rientrano in una sola, cioè si riducono alla giustizia, perocché ogni moltitudine unita in società civile, o che si vuole unire, ha il diritto di pretendere di essere costituita in modo regolare, perocché questo è il migliore, ed ella ha il diritto di avere la migliore forma possibile di governo. Questo diritto del popolo è inalienabile, e non offende menomamente i diritti delle persone governanti» (p. 75-76). 

Ed allora l’urgenza contemporanea sentita dai cittadini grazie «alla rapida diffusione dei lumi in tutte le classi della società» (p. 312) quando si deduce che «le disposizioni ingiuste del governo impediscono che la società civile ottenga il suo fine, contengono una violazione dei diritti dei cittadini a danno o dei particolari, o delle minorità, o della parte debole o di tutto il corpo sociale» (p. 90-91). Ed ecco la novità del Nostro «per lui indispensabile in una società, premessa per il corretto e giusto funzionamento del governo civile», nota Luciano Malusa. Il concepimento dell’organo giuridico - politico adatto a tale scopo – tra l’altro di forte necessità odierna -: il tribunale politico, il custode della Costituzione, perché gli errori del Governo non rimangano nel dimenticatoio a discapito dei cittadini come spesso siamo abituati. Quis custodiet ipsos custodes? Chi sorveglierà i sorveglianti? (Giovenale). «Se la politica prescinde da una filosofia della politica cioè da una fondazione e teorizzazione compiuta e coerente, presto o tardi si riduce a neobarbarie, a pascolo incontrollabile di interessi e passioni, di particolarismi, che come tali, necessariamente disgregano micro e macrosocietà», spiega Pier Paolo Ottonello. 

lastampa.it

Quaresima è il momento di fermarci. Via Crucis al Calvario



Via Crucis delle domeniche di Quaresima 2017
5 marzo
12 marzo
19 marzo
26 marzo
2 aprile
9 aprile
Inizio alle ore 15.00: a seguire la S. Messa.

E’ possibile per gruppi animare la Via Crucis anche trascorrendo la giornata al Calvario, con possibilità di ospitalità sia per il vitto che per l’alloggio se si volesse fare un week-end.

Recapiti /contatti
tel. 0324/242010
cell. 340/3544798

fax. 0324/340342 
Il Complesso monumentale
del Sacro Monte con le sue Cappelle

 Al “Calvario” si può salire
 percorrendo a piedi
un’antica strada acciottolata,
all'ombra di faggi e castagni.
È l’antica “Via Crucis”
che accompagna il pellegrino
lungo il mistero
della Passione di Cristo
"La Quaresima è un tempo liturgico, la nostra vita è composta di tempi, di momenti, di periodi e la Chiesa con i suoi tempi liturgici che scandiscono la vita ci aiuta a vivere la Rivelazione portata da Cristo". Una riflessione sulla Quaresima, a pochi minuti dalla fine della "Statio" all' Aventino con il Papa, arriva dal prof. don Angelo Lameri, docente alla Pontificia Università Lateranense, intervistato da Fabrizio Mastrofini nell'ambito della trasmissione settimanale "Roma: la Chiesa nella Città", in collaborazione con l'Ufficio per le Comunicazioni Sociali del Vicariato di Roma. Il dialogo con il prof. Lameri è occasione per parlare anche delle "Stationes" quaresimali nelle Basiliche e Chiese di Roma. 
Quaresima - spiega don Lameri - è il momento di fermarci. "Forse non sempre troviamo la possibilità di farlo e tuttavia la Quaresima ci invita a farlo perchè è occasione di meditare. Due termini scandiscono i 40 giorni - che ricordano la marcia di Israele nel deserto per 40 anni; e i 40 giorni di Gesù - e sono: esercizio, combattimento. la Quaresima è un esercizio spirituale, per tenere allenato il nostro animo. A Roma come ovunque ci imbattiamo in persone che corrono, fanno jogging, per tenere allenato il fisico. La Quaresima è esercizio per lo spirito. allo stesso tempo è combattimento: un termine mutuato dal mondo militare, indicando l'impegno e la fatica che dobbiamo porre per vicnere le tentazioni dell'egoismo e della chiusura in noi stessi".
La Statio all'Aventino - prosegue il prof. Lameri - ha aperto la Quaresima è sottolinea la "dimensione pubblica della penitenza, penitenza di tutta la Chiesa. La tradizione antica vedeva la processione salire verso Santa Sabina, avanzando dunque in un percorso in salita, faticoso, progressivo".
E veniamo alla tipica tradizione romana delle "Stationes" quaresimali. In ognuno dei 40 giorni, una Basilica o una Chiesa del centro, dove è più solenne e forte la memoria dei Martiri, diventano luogo di appuntamento penitenziale e liturgico.
"La statio nella tradizione romana - spiega don Lameri - rimanda appunto al linguaggio militare: montare la guardia. la Quaresima invita alla vigilanza: in ogni chiesa, ogni giorno, si riuniva il popolo cristiano di Roma accanto al vescovo. Nelle chiese delle "stationes" leggiamo un itinerario urbano-simbolico. Per Santa Sabina ci concentriamo sulla fatica della salita, dell'ascesa; per S. Giorgio al Velabro mettiamo al centro il combattimento contro il drago, il male; nella Basilica di Santa Croce riflettiamo sul Calvario. le Stationes indicano un cammino che raduna la comunità".
Come possiamo prepararci al tempo di Quaresima? Cosa consiglia don Angelo Lameri? "Gli aspetti qualificanti riguardano la preghiera, la carità, il digiuno. penso che ognuno di noi dovrebbe riscoprire la preghiera e l'ascolto della Parola - il tempo del deserto; la carità come uno stare in silenzio che ci porti a riconoscere Cristo nei nostri fratelli; il digiuno come tappa per riscoprire l'essenziale nella nostra vita quotidiana". Roma, poi, e l'Università lateranense, risultano un "punto di osservazione significativo perchè vi confluiscono tradizioni diverse. Si coglie, nella diversità, il sostrato che accomuna tutti: il Vangelo. D'altra aprte a Roma si scoprono tradizioni e riti diversi nell'alveo del mondo cattolico, respirando la ricchezza e la varietà della Chiesa e come lo stesso messaggio può venire incarnato in culture e contesti differenti". e così, argomenta il prof. Lameri, la Quaresima è una occasione ulteriore.
"Soprattutto a Roma - conclude don Angelo Lameri - possiamo sfruttare l'opportunità di apertura universale che la città offre, mettendoci in ascolto di tradizioni e culture diverse" sia nel mondo cattolico, sia diverse e provenienti da altri continenti. "Mettersi in ascolto vuol dire pensare che il nostro modo di vivere il Vangelo non è l'unico" vista la presenza in città di tante espressioni differenti dell'unico orbe cattolico. "Mettersi in ascolto vuol dire che abbiamo da imparare e possiamo farlo compiendo non solo un pellegrinaggio nelle Stationes ma anche affinando la capacità di accogliere modalità di vita e tradizioni che hanno qualcosa da dirci".
E' tutto per questa puntata. Alla prossima!
Radio Vaticana

Renato Corti per la prima volta in Ossola da Cardinale per la Festa della cella

Era gremita sabato sera la chiesa

Collegiata per Festa della cella, ovvero l'anniversario dell'arrivo del Beato Antonio Rosmini al Sacro Monte Calvario il 20 febbraio 1828. La messa è stata presieduta da Monsignor Renato Corti per la prima volta in Ossola da Cardinale. Con il vescovo Corti a celebrare la messa erano presenti il postulatore della Causa di Beatificazione di Antonio Rosmini padre Claudio Papa, il parroco di Domodossola Vincenzo Barone e una ventina di sacerdoti . In prima fila il sindaco di Domodossola Lucio Pizzi e autorità militari. Monsignor Corti si è soffermato sul richiamo che il Crocifisso ha avuto per il Beato Antonio Rosmini. “La vita di Rosmini – ha detto il Cardinale - è molto segnata da Gesù Crocifisso per la sofferenza e per le ispirazioni raccolte da Gesù che testimoniano fino a dove può arrivare il suo amore per l'uomo. Rosmini che poteva fermarsi a Milano con amici importanti decise di arrivare al Calvario il 20 febbraio del 1828 e di celebrare la messa il giorno successivo nel Santuario del Santissimo Crocifisso”. Monsignor Corti nell'omelia ha fatto anche un cenno alla nomina di cardinale di Rosmini, poi sfumata e ha infine definito Rosmini Santo. “Mi sembra che sia Santo – ha detto - perchè ha sempre cercato la verità e si è sempre ispirato a Gesù nel suo momento più alto di amore che è il Calvario ed è venuto qui, la sua vita non è stata mai facile e l'ha sempre affrontata con grande fede. Andando nell'archivio a Stresa e vedendo i suoi testi ho notato che ai margini dei testi che leggeva scriveva degli appunti che molte volte erano preghiere univa lo studio e la preghiera è un Santo”. Da ascritto rosminiano ha assicurato che metterà una buona parola per la Santificazione di Rosmini”.
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